da teo » 07/05/2015, 12:58
06-07/05/2015
Strana natura nebbiosa: con altri miei amici ci stiamo recando in una zona a metà tra il paludoso e la campagna; l'ambiente che vedo è scuro e vagamente nebbioso, l'atmosfera è strana ma non mette paura né inquieta, solo si riesce a percepire la sua stranezza. Ad un certo punto mi ritrovo a passare, a piedi o in macchina, su un ponte che sembra uno di quei ponti fatti di tegole di legno ma molto più grande e molto più stabile. Ai lati si ergono delle altissime e fine colonne nere, sembrano pali della luce. Guardo giù e ma la nebbia, nella quale questi pali si perdono, non permette di vedere il fondo. Mentre guardo questo strano spettacolo so che è quello che mi aspettavo di vedere.
In macchina con G.D. parcheggiamo in questa strana zona; parcheggia vicino al mare ma troppo vicino a dove arrivano le onde: la macchina potrebbe essere portata via quindi le dico di spostarsi un po' più avanti.
Ci ritroviamo tutti seduti in questo ambiente scuro a conversare, F mi passa da fumare. Io mi sdraio, schiena sul terreno morbido, e più fumo più mi sento leggero. Sento F che ride perché non pensava che mi mettessi a fumare così tanto.
Ce ne andiamo, cambia ambiente, mi trovo dentro una specie di grande ipermercato a più piani. Sto facendo una fila, qui incontro I.D. e S. Quest'ultima ha un taglio di capelli diverso ed è più sorridente del solito. Ci salutiamo calorosamente.
Cambia ambiente e sento che è passato del tempo, mi trovo in casa mia nel salone. Guardo, dalla finestra, il palazzo dall'altro lato della strada; devo raggiungere il balcone del loro secondo piano per tornare in quell'ambiente strano e fantastico, è una sorta di portale. So che l'unico modo per raggiungerlo è compiere una specie di salto planante dal mio balcone; mi sto apprestando a farlo quando entra papà in casa: non sono più solo, mi vedrebbe, non posso compiere il salto. Vado quindi in camera mia e, probabilmente sul mio balcone, vivo altri avvenimenti
Tette: Sono a casa di S; G esce da una stanza e dice che ha davvero delle tette grosse
Cambiare articoli e una responsabilità inquietante: mi trovo in un supermercato variamente articolato tra due edifici e più piani. Qui è in atto una grande operazione di cambio: tutti coloro che hanno "qualcosa" da cambiare che abbia a che fare con questo "supermercato" possono farlo oggi e riceveranno dei soldi. E' pieno di gente che si porta dietro carrelli pieni di roba. Non c'è assolutamente una categoria: articoli alimentari, oggetti, biglietti aerei.. di tutto. Io cambio un biglietto aereo che mi ero ritrovato e ricevo dei soldi. Inizialmente la tizia al bancone deputato per questo articolo mi faceva problemi perché dovevo dimostrare di essere uno studente universitario. Le dico che studio a Tor Vergata ma vuole che glielo dimostri: apro il portafoglio cercando una specie di tessera dello studente; faccio fatica a trovarla, la trovo poi sotto una marea di altri foglio così che, senza tirar fuori la tessera ma spostando con le dita i fogli di cui è sommersa, rendo visibile la parte dove è scritto Tor Vergata. La tizia non è molto soddisfatta ma con un sorriso si fa andare bene la mia prova. Mi da dei soldi.
Nell'altro edificio di questo contesto incontro Na. S. Ha molte cose da cambiare, la accompagno in giro. Vorrebbe cambiare anche lei un biglietto aereo (che prende da quello che è una sorta di libretto degli assegni ma con biglietti aerei) ma non glielo fanno fare. Poi però mi accorgo che i suoi biglietti sono verdi, il che significa che appartengono ad una categoria superiore e quindi dovrebbero cambiarglieli sicuramente.
Adesso abbiamo diverse bistecche da cambiare.
Fra tutti questi cambi, mi ritrovo con una specie di bottiglietta molto larga all'interno della quale si trova un sacchetto di plastica con dentro un bambino appena nato: per dimensioni potrebbe veramente essere nato il giorno stesso o addirittura essere un feto molto avanzato. Non si muove ed è nudo in posizione fetale ma eretta, sembra una bambola un po' inquietante, comunque so con certezza che è vivo. Inizialmente non faccio troppo caso alla cosa, poi comincia a mettermi molto a disagio. Comincio a sentire il peso della responsabilità di questo essere vivente e anche il disagio della situazione grottesca. Comunque questa bottiglia/contenitore ce la dividiamo io e L. Un po' ce l'ho io, un po' ce l'ha lui. Nei programmi inizialmente avevamo di lanciarla nello spazio con un paracadute poi però, da quando ho cominciato a sentirmi responsabile della situazione e di quella vita, rigetto l'idea che mi manda anche un po' nel panico.
Dentro la bottiglia ma fuori dell'involucro di plastica che contiene il bambino, quindi tra i due contenitori, c'è dell'acqua. Con un qualcosa di appuntito, non so bene perché, pratico un piccolo foro sull'involucro di plastica. Mi rendo però conto che questo potrebbe essere un bel danno visto che l'acqua potrebbe entrare nell'involucro con dentro il bambino facendolo annegare. L comunque deve bere, quindi si attacca alla bottiglietta. Arriva S e dice che comunque il foro non è una buona idea anche in vista di un eventuale lancio dello spazio, per via della pressione.
Perso presso la Togliatti: devo andare agli allenamenti, però non al campo dove ci alleniamo solitamente il lunedì ma in una via lì vicino, che non conosco. Mi viene inviata una foto su Whatsapp con l'immagine della mappa e la via. Prendo la Togliatti ma non posso girare direttamente per dove devo andare (a sx), quindi continuo dritto con l'obiettivo di girare a sx più avanti per poi tornare indietro. Tuttavia la strada continua per un lungo tratto senza darmi la possibilità di girare: sono costretto a seguirla.
Sono molto in ritardo.
Ad un certo punto, dopo molto, posso girare come per tornare indietro [oppure è la strada che segue tale direzione, non ricordo] e comincio a tornare verso il punto di partenza che è anche vicino a dove devo andare. La strada ha delle curve morbide ed è a scorrimento abbastanza veloce. Sono molto vicino alla macchina davanti a me e, a sua volta, la macchina dietro di me mi è molto vicina. Guardando nello specchietto mi sembra di vedere la parte posteriore della macchina dietro di me, come se stesse avanzando in retromarcia. La cosa mi sembra molto strana e decido di approfondire. Appena posso, mi giro con tutta la testa e vedo che effettivamente sta facendo tutta la strada, nel nostro stesso senso di marcia, in retro. Roba da pazzi.
Esco dalla parte a scorrimento veloce e parcheggio in una zona che credo essere finalmente vicina al mio obiettivo. E' soleggiato, i palazzi hanno tonalità arancioni, tutto è molto calmo e l'ambiente ha un che di antico. Guardo la foto della mappa che mi era stata inviata, devo arrivare a Via San Seminario, nei pressi di un'altra via con San (forse San Teodoro). Non ho la minima idea di dove volgermi. Sono in ritardissimo. Incontro C.G., lui non sta andando all'allenamento ma gli chiedo di aiutarmi. Mentre cammino mi chiama al telefono un tale Mirko che so essere un tizio che si allena con me. Lo immagino come Mar. Ful. Mi dice di venire al campo per dare i soldi dell'affitto del campo, che al mister non interessa se non vengo ad allenarmi ma devo pagare comunque. Io cerco di spiegargli che sto cercando di venire all'allenamento. Attacco e torno a chiedere indicazioni a C: lui dice un po' di cose a caso; io, con tono forte, lo sprono ad aiutarmi sul serio. Mi indica una direzione, ma ho la sensazione che faccia più o meno a caso. E comunque io non voglio sapere una direzione in linea d'aria, mi deve dire la strada per arrivarci. Siamo in una piazza leggermente alta rispetto al livello della città; è circondata di palazzi. Guardo nella direzione in cui ha indicato e, molto in lontananza, vedo una montagna innevata
Mi hanno già conferito il potere che regge il mio destino,
e io nulla stringo, così non avrò nulla da difendere.
Non ho pensieri, così potrò vedere.
Non temo nulla, così ricorderò me stesso.
Distaccato e sereno, sfreccerò oltre l'Aquila, verso la Libertà
Devi lasciarti tutto dietro, Neo: paura, dubbio, scetticismo. Sgombra la tua mente