Non posso che farmi conoscere meglio coi miei sogni più recenti e alcuni di qualche tempo fa che però ritengo discretamente interessanti...
20 Marzo
Sono all'università in un'aula mai vista, di dimensioni molto ridotte, con due delle compagne di corso a cui sono più legata: alla cattedra c'è un professore che non riesco a riconoscere e David Bowie del periodo di Earthling, che deve fare annunciare il vincitore di un non meglio precisato concorso, probabilmente di bellezza. Prima ancora che annunci qualcosa noi studenti intoniamo un coro dandogli del "poraccio", mi unisco al coro per un momento poi scoppio in un singulto tra la risata e il pianto e dico «Roba da matti, ho davanti Bowie e lo sto insultando!», ma nessuno sembra sentire nulla a causa dell'alto volume del coro; lui mi vede, sorride e mi dice in inglese «Se vuoi l'autografo scordatelo!», ma in modo gentile, quasi complice.
Calmato il coro e annunciato come vincitore un certo "Mattia" (non ho amici che si chiamino così, giusto un paio di conoscenti), che però non si presenta per motivi che non si capiscono bene, si incammina per andarsene e io, scusandomi con le mie amiche, corro per inseguirlo: lo ritrovo in versione Jareth e gli chiedo, in inglese «David, ma non eri morto?»
Sorride di nuovo, sempre bonario ma triste, risponde «Purtroppo sì» e si trasforma davanti ai miei occhi nel David dei tempi di Space Oddity, per poi prendermi la mano e farmi decollare ad alta velocità.
Ho un blackout e mi risveglio in piedi, senza alcun dolore e in una situazione di apparente normalità davanti alla palazzina dell'università più importante per me, dove si trovano la radio, la prima aula dove ho fatto lezione e l'aula dove si proclamano le lauree: guardo in alto spaesata e urlo «Major Tom! Major Tom, dove sei?» senza ottenere risposta. Passa qualcuno, ma sembra non notare niente e mi saluta come se non stessi strillando al cielo come una pazza. Nonostante lo spaesamento, però, ho dentro un bel senso di benessere.
21 Marzo
Sono all'interno di un luogo chiuso, ad occhio e croce un sottopassaggio, illuminato da una luce rossastra: capisco di essere in un cartone Disney con protagonista Paperino che ha dei riferimenti a Harry Potter non ben definiti: un ragazzo fa una sorta di discorso, Paperino con voce normale (non il suo solito modo di parlare tipico dei cartoni, insomma) annuncia orgoglioso «Grifondoro!» accendendo un cerino in contemporanea: il cerino gli cade e presto l'incendio divampa e io, nonostante sia pirofobica, non ho paura. Paperina, spuntata fuori da chissà dove, prende a male parole Paperino, mentre lui, che sta iniziando a bruciare, le tende la mano e con tono sicuro e risoluto le dice «Dammi la mano, andiamo via», senza che lei voglia sentir ragioni. Io nel mentre, senza alcun problema, vado via.
Date non meglio definite
1. Sono sul ciglio di una strada di campagna: dall'altra parte accosta un fuoristrada da cui scende un ragazzo molto bello che incarna i miei canoni di bellezza "particolari". Rapita, lo seguo, arrivando davanti ad un grande giardino cintato pieno di uomini bellissimi, che osservo discretamente interessata a distrarmi ci pensa un giovane Jon Bon Jovi che mi sorride in una maniera allucinante e mi dice «Benvenuta in Paradiso. Tutti questi uomini sono a tua completa disposizione per... compiacerti, se capisci cosa intendo. Incluso il sottoscritto». Gli sorrido grata e rispondo «Ti ringrazio Jon, ma tutti questi uomini non valgono il mio ragazzo... sono innamorata e non voglio che lui.»
A quel punto spunta il mio ragazzo che strilla «Sei una cretina!», e mi sveglio.
2. Sono una specie di educatrice, ho almeno una trentina d'anni e sto portando un gruppo di bambini di tutte le età (diciamo tra i sette e i quattordici anni) in gita in montagna. Arriviamo davanti ad un gigantesco castello dove eravamo stati invitati per una festa: il castello è un po' buio ma bellissimo, con tantissime stanze enormi, tantissimi altri invitati e personaggi pittoreschi; in ogni stanza c'è una festa a tema, cibo squisito e in generale una grande opulenza.
Il tempo passa e gli invitati iniziano ad andare via, ma i bambini insistono per passare la notte lì: in nottata c'è una bufera di neve e ci ritroviamo impossibilitati a tornare indietro, ma i bambini non la prendono male, anzi, a loro sembra un'avventura. Una di quelle persone che sembrano abitare il castello, bellissima e molto somigliante a Katy Perry (credo che la chiamerò Katy in futuro, per far prima), è letteralmente conquistata dai bambini e ci gioca sempre, conquistandoli a loro volta.
Mentre i bambini si divertono, tra adulti invece si litiga: dopo la festa il castello è parecchio sporco, le invitate rimanenti vogliono ripulirlo ma non vengono rispettati i turni, alcune fanno più danno che profitto e scoppia un putiferio per un furto di DVD (o.O). Io, per non dare il cattivo esempio ai bambini, cerco di fare amicizia con i presenti (tra cui il "custode" del castello, bellissimo), non prendo mai parte alle litigate e anzi, cerco sempre di fare da paciere: una sera in cui gli animi sono stranamente tranquilli, constato che tutte le ragazze presenti sono a loro modo bellissime e parliamo a lungo del concetto di bellezza e dell'importanza dell'autostima.
Il sogno cambia: mi sveglio (sempre nel sogno), tiro su la tapparella e scopro che la neve si è sciolta e possiamo andare via. I bambini sono un po' tristi, ma Katy organizza un'enorme festa in maschera per rallegrarli e, al momento di andare via, mi prega di venire con me. Vedendo quanto i bimbi la adorino, accetto senza pensarci due volte.
Andiamo via, i bimbi sono felici e la mia collega (ah, avevo una collega?) mi confessa che, dopo il discorso fatto in nottata sull'autostima e la bellezza, vuole cambiare vita e si licenzia, per poi fare l'autostop e farsi caricare da due buffi gemelli (che non sembravano esattamente dei benintenzionati, ma erano comunque buffi): all'ultimo minuto, nonostante i due mi ispirino poca fiducia, balzo anche io sulla loro auto e chiedo di portarmi al castello, avendo questo dialogo con la mia collega.
Lei: «Come mai sei venuta anche tu?»
Io: «Ho un'idea.»
Lei mi guarda con aria maliziosa ma d'intesa: «Tim?» (il nome del custode, l'unico che ricordi)
Io le sorrido: «Credevo stesse con la fata ("Katy" si era vestita da fata per la festa in maschera), ma se lei è venuta con noi credo di avere il campo libero.»
La mia collega sorride e mi risponde dicendo qualcosa come "brava, fai bene" e torniamo al castello, dove stanno allestendo un grande pranzo fuori e in sottofondo c'è un brano di Mina.
Sono molto perplessa