Sulla Coscienza
PremessaDopo tutto questo tempo risulta molto difficile riprendere il filo del discorso per dare la mia promessa risposta a Citrato. Ora che riguardo indietro ai post mi ritrovo privo di quello slancio necessario per addentrasi nei meandri del discorso soprattutto in merito delle Critiche che Citrato mi ha fatto, non mi sento più toccato e infastidito e la foga di rispondere è ormai svanita. Dunque ignorerò definitivamente le tue critiche personali e la pianterò qui definitivamente.
Purtroppo però questo rende tutto più difficile, trovare * il motivo di proseguire questo post è ormai arduo dato che tutto quello che si poteva dire è stato detto: molte riflessioni interessanti, ipotesi varie, citazioni utili e sono comparsi anche innumerevoli argomenti fallaci, di pertinenza, di appello all'autorità, e soprattutto argomentazioni “ad hominem” davvero noiose. Eppure c'è un'altra ragione, positiva, per la "decelerazione" del thread, ed è l'interessantissimo link di Citrato alla Teoria dell'informazione Integrata.
Adesso però, senza appellarci ad una presunta autorevolezza di questa teoria, bisogna ammettere che ha sollevato un punto davvero interessante e molto molto chiaro, come già notato anche da PK2: la precedenza della coscienza su tutta l'esperienza umana.
Mi pare impossibile ribaltare questa situazione dato che QUALSIASI esperienza e di conseguenza ogni conoscenza acquisita sulla coscienza presuppone la stessa. Questo evidenzia in modo indiscutibile la precedenza della coscienza.
Uno dei punti centrali a favore di ciò è proprio il problema delle assunzioni metafisiche, che altro non sono che utilissime working hypothesis che vengono proposte per ragioni di utilità per proseguire nella ricerca della conoscenza e che purtroppo sono indimostrabili.
Mi riferisco al materialismo, o all'esistenza di una realtà oggettiva esterna ed altre varie cose... queste sono le vere assunzioni metafisiche.
Io sono convinto che la conoscenza che abbiamo del mondo sia il risultato di una nostra capacità di analizzare la nostra esperienza (senza definizione) utilizzando la nostra capacità di trovare pattern e di creare un modello di esso in qualche aspetto della nostra consapevolezza.
Il problema dell'esistenza in se (in senso ontologico) di quello che osserviamo è solo un'ipotesi metafisica che facciamo, l'esistenza di un esterno idem, ma sono utili perché ci permettono di creare modelli sempre più efficaci. Ma sono catene di ipotesi che servono ad analizzare il nostro pacchetto di esperienze ma chi ci dice che quelli schemi, quei pattern che abbiamo scovato siano gli unici? Si pensi al modello eliocentrico, esso ci dona una visione lineare di come vanno le cose... ma potremmo anche dire che è la terra a stare ferma e che tutto il resto si muove attorno a noi seguendo intricate orbite a forma di cicloide. Allora forse quello che esiste non è quello che sembra ma è il pattern, una sorta di “invarianza implicita”(hahaha @DayDreamer) ad esistere? Allora qui mi chiedo, e se invece neanche quella esiste ma è solo un caso? Forse abbiamo di fronte qualcosa di completamente caotico che paia abbia uno schema ma in realtà non lo ha, un po come il gioco di prevedere il numero successivo di una sequenza di numeri oppure il vedere nelle nuvole l'immagine di un leone o di un drago... non so se mi spiego.
Io ammiro molto il lavoro della scienza, il modello della materia, il modello standard è davvero grandioso e mi affascina molto ma ciò non ci dice nulla sulla verità delle assunzioni metafisiche di partenza.
Io stesso sono molto affascianto dalla teoria della materia, nella nostra esperienza c'è un qualcosa che sembra essere spiegato da un modello a particelle puntiniformi. Ciò è tremendamente affascinante, stimo gli scienziati onesti che si scervellano su questo mistero, e che grazie a questo modello riescono aq comprendere meglio le dinamiche che avvengono all'intenro della nostra immagine del mondo. Poi ogni scienziato in cuor sua, ha il diritto di scegliere, se credere che quelle cose che studiano effettivamente esistono o sono solo un immagine, una rappresentazione molto efficace.
Ma tutta la verità scientifica ha inizio e fine nell'esperienza.
La nostra conoscenza razionale è un'insieme di ipotesi, una catena di ipotesi e di inferenze non-deduttive ricavate a partire del dominio delle nostre esperienze personali le quali si presentano al cospetto della nostra coscienza e esistono per mezzo di essa: perciò non è possibile creare una vera scienza asettica, privata dell'influenza dell'uomo, è un'illusione.
Insomma se noi vogliamo investigare la coscienza dobbiamo partire per forza da noi stessi... se non partissimo da noi stessi come potremmo mai ipotizzare se tra quello che osserviamo compare qualcosa che sia cosciente? Ossia qualcosa che soddisfa molti di qui requisiti che noi associamo alla coscienza e che abbiamo delineato e precisato osservando proprio noi stessi?
Detto questo appare ancora più innegabile che la base di ogni conoscenza debba risiedere in un approfondimento di un aspetto del se e che dunque il vero inizio di ogni conoscenza, la vera scienza fondamentale, non sia altro che conoscenza della propria coscienza (non quella degli altri).
Sotto questa luce diventa allora interessante analizzare le vere questioni centrali che amplierebbero molto i nostri orizzonti di azione:
il rapporto tra coscienza, memoria ed esistenza, coscienza e percezione e sogni, coscienza e acquisizione della conoscenza.Questi tre problemi sono basilari secondo me, e una ricerca su se stessi, come le pratiche del sognare e dei sogni lucidi, della meditazione, possono gettare luce su questi fenomeni che sono sempre ed unicamente in prima persona, oppure svelarne di nuovi.
E' stato insinuato che un tipo i ricerca del genere pecchi di solidità, ma io mi chiedo che solidità mai vogliamo avere? L'esperienza è sempre soggettiva.
Passo la mano proponendo alcuni problemi a voi come individui dotati coscienza e al forum di SogniLucidi che secondo me ognuno di noi può investigare, senza appoggiarsi di peso ad autorità superiori, e che anzi, noi sognatori possiamo investigare con maggior efficacia.
1-Il rapporto tra la consapevolezza, l'esistenza e la memoria Questo è un punto cruciale che noi conosciamo bene. L'esistenza dei falsi ricordi, la continuità della memoria e la connessione con i sogni mi sembra una faccenda davvero interessante per investigare la natura della realtà stessa. 2-Il rapporto tra consapevolezza, percezione e il sognareAnche qua si aprono interessanti prospettive di ricerca che possono essere svolte quasi unicamente a livello personale. Perché il sogno sembra vera percezione? Allora assumendo l'esistenza di un mondo esterno noi possiamo continuare a percepire anche quando il mondo esterno non è li fuori? Quindi da svegli percepiamo veramente il fuori o solo una simulazione di un fuori che non conosciamo o che altro?
Certo, è difficile giungere a conclusioni definitive in queste cose metafisiche ma sono certo che con l'approfondimento delle pratiche del sognare, che sono pratiche di manipolazione della consapevolezza si raggiungeranno conoscenze sempre più raffinate analogamente a quello che è successo con la manipolazione della materia (ingegneria).
Ecco per esempio cosa dice LaBerge a propositoDreaming is perception uncostrained by sensory imput.
Perception is dreaming costrained by sensory imput.
https://www.youtube.com/watch?v=QRs8sR3B2AYLa terza la abbozzo soltanto
3-Rapporto tra coscienza e conoscenza e volizioneQua il discorso è oltremodo lungo e non sono veramente sicuro di come si potrebbe affrontare a livello personale, credo che il soggetto si chiami epistemologia (nel senso anglosassone)... o gnoseologia?
Per i sognatori la cosa potrebbe essere investigata analizzando il modo in cui noi compiamo le azioni nei sogni e durante al realtà. Cos'è la conoscenza se non il saper come fare? Ovviamente si potrebbe anche dire che la conoscenza è il sapere se un'affermazione è o non è vera ma la verità è un concetto molto spinoso. Quindi nella pratica del sognare penso che ci si possa dedicare all'analisi del saper come fare le cose, e del farle, dell'intenzione e del processo di apprendimento del sognare. Per esempio la questione dei SLTC mi pare collegata ma forse mi sbaglio.------------
Chiudo citando un intervento di PK2 che ha colto in pieno il punto
[...]Ecco che in entrambi i casi, se vuoi eseguire tu l'esperimento, avrai probabilmente bisogno di anni di tempo. Nel caso dell'esperimento di fisica dovrai studiare a livello universitario, per capire le implicazioni dell'esperimento, dovrai avere la tecnica e i mezzi per replicare l'esperimento e trarne gli esiti. Insomma ti ci vorranno anni.
Idem nell'altra sperimentazione, in cui dovrai prima acquisire gli strumenti per verificare l'esistenza della dimensione superiore, strumenti che sono ovviamente interni a te, in pratica devi sviluppare una sorta di senso nuovo che vede nella dimensione detta, e poi osservare direttamente il contenuto di quella dimensione. Anche qui ti ci vorranno anni.
Quindi come vedi la verificabilità non è prerogativa solo della scienza, anzi di questi tempi gli esperimenti sono così complessi che diventano difficilmente verificabili da tutti (se non impossibili da). Pensa solo alla scoperta della particella di Higgs: davvero tu saresti, diciamo nei prossimi venti anni, in grado di verificare tutto il percorso che ha portato a dedurne l'esistenza?
Ovviamente tralasciamo il significato della parola dimensione... non è questo il punto.
Ma il fatto è che nella pratica personale non puoi investire un capitale in operai ed ingegneri per ottenere il tuo sogno lucido, la tua “illuminazione” (nel senso che arrivi a comprendere qualcosa) o la realizzazione di qualche comprensione.