Dato che mi è stata esplicitamente chiesta una spiegazione su cosa sia esattamente questa pratica, vorrei fornire alcune informazioni, ricordando comunque che è possibile trovare moltissime altre notizie (estremamente dettagliate) anche facendo una semplice ricerca su internet...
In ogni caso, visto che (modestamente) ritengo di avere una discreta esperienza in proposito, cercherò di dare delle nozioni di massima per far capire meglio di cosa si tratta.
La parola sanscrita "Yoga" significa "unione", "vincolo" (nel nostro vocabolario la parola che più gli somiglia etimologicamente è "giogo") ed è conosciuta come una pratica di cammino evolutivo spirituale, codificato da Patanjali nello "Yoga Sutra" (Aforismi sullo Yoga).
Pur essendo una delle sei Darshana (ovvero i sistemi ortodossi della filosofia induista), viene spesso vista in relazione diretta con uno schema religioso, ma in realtà si tratta di una disciplina laica. Le tecniche insegnate sono basate sul concetto che il corpo umano sia attraversato da canali energetici (le "nadi") nei quali scorre l'energia universale (in indiano "Prana", che è poi l'equivalente del cinese e giapponese "Ki").
Le nadi sono più di 40.000 e si irradiano in tutto il corpo, ma i tre canali principali, che scorrono intorno a tutta la spina dorsale incrociandosi in alcuni punti (detti "chakra"), si chiamano "Ida", "Pingala" e "Sushumna".
Quest'ultimo, in particolare, è il principale canale di energia. Situato nell'asse centrale della colonna vertebrale, parte dall'estremità inferiore del tronco, fino ad arrivare sulla sommità della testa, la cosiddetta "corona". Al suo interno scorre "Vajra", luminosa come il Sole, mentre ancora più internamente splende "Citrini", pallida come la Luna. Al centro di tutto si trova il sottilissimo "Brahmanadi" ("il canale di Brahma").
Gli altri due canali, Ida e Pingala, si avvolgono intorno ad esso trasportando le due polarità energetiche.
Pingala è quella ascendente, maschile, solare e termina nella narice destra, mentre Ida è quella discendente, femminile, lunare e termina nella narice sinistra.
Nella pratica dello Yoga quindi, viene insegnato come prendere coscienza del proprio corpo ed ascoltare le proprie sensazioni ("l'unione" tra mente e corpo che, come abbiamo visto, è anche il significato stesso della parola "Yoga"), armonizzando questo flusso continuo, attraverso otto stadi che conducono all'unione con l'Essenza:
1) Yama - "Il corretto pensare"
Il primo assunto per la pratica dello Yoga, è "pensare bene". Non si tratta di una pratica vera e propria, ma è il fondamento su cui la pratica, per essere corretta, dovrebbe basarsi. Evitare cioè che il proprio spirito partecipi di vibrazioni di basso livello. Questo concetto è mirabilmente espresso nella frase di Patanjali: "Sarai ciò che pensi".
2) Niyama - "Il corretto agire"
Ovvero tutte quelle norme di auto-purificazione, che dal pensiero ci dirigono direttamente in tutte le nostre azioni quotidiane. Per spiegare in poche parole cosa si intende; dalla "regola d'oro" ("non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te"), a sviluppare la coscienza di cosa mangiamo, fino ad arrivare alla completa cura e pulizia del nostro corpo.
3) Asana - "Le posizioni del corpo"
Le Asana sono le classiche posizioni Yoga che tutti conoscono, e che (se correttamente eseguite in perfetta immobilità) hanno sia la caratteristica di stimolare positivamente tutte le nadi, che di mantenere la concentrazione della mente. L'unione tra la mente ed il corpo che ne scaturisce, apporta (ad entrambi) equilibrio, dinamismo ed elasticità.
4) Pranayama - "Il controllo del respiro"
La respirazione è una parte molto importante, che completa (insieme alle Asana) la pratica, e che porta la coscienza su un piano più elevato. Imparare a respirare correttamente (partendo cioè dal diaframma) aiuta l'ossigenazione del sangue ed il sistema nervoso, dona rilassamento e serenità e (se praticata quotidianamente) influenza positivamente anche il sistema nervoso autonomo (quello cioè non direttamente influenzabile dalla volontà).
5) Pratyahara - "L'emancipazione della mente"
Il Pratyahara comprende tutte quelle pratiche atte al ritiro della mente dagli oggetti dei sensi. Simbolicamente, con le dita si chiudono tutte le aperture del nostro volto (occhi, naso, bocca e orecchie), portando la nostra intera attenzione, attraverso tutti e cinque i sensi, all'interno di sé. Questa pratica serve a farci rendere conto che (dopo aver preso cura e consapevolezza del nostro corpo tramite Asana e Pranayama), anche la mente (nei suoi strati più profondi) si trova in uno stato di inquietudine perenne che richiede tutte le nostre cure.
6) Dharana - "La concentrazione"
Le tecniche di concentrazione (o contemplazione) sono tutte rivolte alla focalizzazione dell'attenzione su un oggetto (reale o meno, interno o esterno) che funge da catalizzatore. Con la pratica si arriva a dimenticare completamente chi si è e cosa si sta facendo, entrando in uno stato di profonda compenetrazione con l'oggetto in esame. E' comunque da notare come, specialmente in questo stadio, sia molto importante (se non necessaria) la presenza di un Maestro che aiuti il praticante a districare correttamente la vaghezza dei propri pensieri, dato che la mente (per sua stessa natura) tende ad ingannare in mille modi chiunque tenti di forzarla.
7) Dhyana - "La meditazione"
E' un'attenzione senza sforzo che non richiede alcuna tecnica. La meditazione non è qualcosa che si fa, ma qualcosa che si è. Erroneamente molto spesso si confonde questo stadio con quello precedente di concentrazione, ma in effetti si tratta di qualcosa che "accade" piuttosto che essere un risultato di un atto volontario. Tentando di descriverlo, si può parlare di un improvviso e temporaneo "annullamento dell'ego".
8) Samadhi - "L'illuminazione"
Scopo ultimo di tutte le pratiche Yoga è lo stato di unione permanente con il vero Sè, con la nostra vera Essenza Divina. Questa dimensione ci viene descritta (dai Maestri) come uno stato di meditazione superiore continua e senza interruzione, in cui l'anima, al pari di una goccia che si rende finalmente conto di essere in un oceano, si espande e, in una indescrivibile sensazione di gioia, partecipa dell'intero Universo.
Per terminare questo piccolo sunto sulla pratica dello Yoga, che non ha la pretesa di essere esaustivo (dato che per essere trattato a fondo richiederebbe una trattazione molto più estesa), accenno al fatto che, proprio per la sua caratteristica di disciplina laica ed estremamente aperta ad ogni tipo di interpretazione possibile, ne esistono moltissimi tipi.
Il nome che viene indicato assieme alla pratica vera e propria, designa infatti degli aggettivi che caratterizzano la pratica stessa. Avremo così (citandone solo alcuni tra i tanti) il Bhakti Yoga ("yoga della devozione"), l'Hatha Yoga ("yoga fisico"), il Jnana Yoga ("yoga della conoscenza"), il Karma Yoga ("yoga dell'azione"), il Mantra Yoga ("yoga delle formule rituali"), il Raja Yoga ("yoga regale"), il Kundalini Yoga ("yoga dell'energia primigenia"), Yoga Nidra ("sonno di meditazione"). Ognuno di noi, a seconda delle proprie tendenze naturali innate, in questo modo è libero di scegliere quello che più gli è confacente.