Bene, mi fa molto piacere!
Cerco di spiegarti la mia "spiegazione".
Il titolo è parte integrante del testo, perció contribuisce a modellare quella che sará la forma finale del concetto espresso. Mi sembra di essere stato perfettamente chiaro
SO DI NON SAPERE DI SAPERE Viviamo in un mondo che (di fatto) non è semplice, ma molto complesso. Succedono molte cose nelle nostre vite, e solo poche rispettano/rispecchiano quelli che sono i nostri ideali morali, etici, intellettuali; la maggior parte di tutte queste cose non lo fa. Non si puó accettare tutto ció e conviverci serenamente. Ma la serenitá è quello a cui, innatamente, miriamo. Quando si capisce di non poter fare nulla per cambiare il "mondo" (chi e cosa lo occupa), quindi l'unica cosa che ci rimane da fare è, per lo meno, tentare di conviverci (nel modo meno sgradevole possibile). Come? Spesso (inconsciamente) mandiamo giù cose che "normalmente", in altre circostanze, non riusciremmo a sopportare. Talvolta ci troviamo, "alla fine", ad ammetere a noi stessi che, in fondo "lo sapevo...".
Questo momento è preceduto da qualcosa che non sapevamo (o volevamo, fingere non essere a conoscenza) di sapere, e seguita dalla comprensione di tale verità. Riuscendo ad "accorgersi" di tutto ció, prima di "alla fine", sappiamo di non sapere di sapere (quindi: sappiamo).
La chiave (risoluzione, risultato) del concetto, sta nella prima parola: "so".
Mi è piaciuto riflettere sulla profonda basilaritá di questo: Risultato=Origine Inizio=Fine Come un'equazione. Mentre un'addizione somma, una sottrazione toglie e via dicendo, un'equazione non "fa" nulla, semplicemente svela come 1 sia uguale a 1.
...Sono uno che ama filosofare