da PK2 » 28/12/2012, 9:56
Visto l'entusiasmo frenetico suscitato (non spingete, calmi...), proseguo io:
All’inizio il paesaggio non sembrò cambiare di molto, si ritrovò immerso nella stessa distesa di bruma azzurrognola e luce opaca. Non riuscì a reprimere un moto di delusione, tutto quel tergiversare per rientrare in un sogno ordinario: cosa si aspettava di trovare? Poi sentì il terreno cedere ed ebbe l’impressione di scendere da una collina. Non gli venne in mente di volare e comunque si trovò quasi subito in un’altra scena. Quando stabilizzò lo sguardo si meravigliò per l’ambientazione, stupefacente anche per gli standard dei suoi sogni. Non che ci fossero cose troppo anomale, draghi o altre stranezze, anzi si trovava in una scena abbastanza ordinaria: alberi, pietre, un ruscello che si gettava in un laghetto con una elegante cascatella. Non era quello che lo stupì facendogli sgranare gli occhi (per quanto si possano sgranare gli occhi in un sogno). Furono i colori fuori del comune a catturare il suo sguardo: sembrava che ogni oggetto riverberasse tutti i colori dell’arcobaleno, vividi e sgargianti, mutevoli come i riflessi della pelle di un serpente. Non c’era sasso o foglia o tronco d’albero che non vibrasse di quest’abbondanza di riflessi cromatici. Pensò che forse era l’effetto che poteva dare qualche droga allucinogena, certo era una novità per lui. Lo stupore per l’ambientazione non gli fece dare peso al fatto che intorno non vi fossero personaggi onirici, pensiero che comunque percepì come una leggera inquietudine nelle pieghe della mente. Osservò la cascatella precipitare per un paio di metri fino al laghetto sollevando una nuvola di brillantini iridescenti, come un fuoco artificiale sparato dall’alto verso il basso. La luce ora era forte e mutevole, colma di riflessi e quasi vibrante. Si strofinò di nuovo le mani ma si sentiva lucido e stabile nel sogno, anzi, ebbe l’impressione che avrebbe potuto trattenersi lì ancora a lungo, e questo fece per un attimo risalire alla coscienza il filo d’inquietudine che era rimasto fino ad allora sopito appena sotto la soglia della sua percezione. Fece comunque una manovra di stabilizzazione e si addentrò in piccolo boschetto, cercando di catturare quanti più particolari potesse di quell’ambiente onirico. Il bosco diventò più fitto e ora i colori sembravano circondarlo e farsi sempre più vicini, quasi minacciosi. Gli sembrò di essere immerso in un mare iridescente, e pensò che quella mancanza di punti di riferimento poteva molto facilmente portarlo a smarrirsi. Si rese conto che doveva aver perso un poco di lucidità, perché l’idea di smarrirsi in un sogno non aveva tanto senso. Eppure l’inquietudine rimase ancora presente, come un monito che perdurava.
Finalmente arrivò a una piccola radura e si sentì suo malgrado sollevato. Istintivamente si portò al centro esatto dello spiazzo e osservò rapidamente intorno. Se avesse immaginato qualcosa di simile al Paradiso terrestre, probabilmente sarebbe stato come quello. Pensò che non poteva esserci un paradiso senza Eva, e il pensiero gli provocò un’ondata di desiderio. Si concentrò per far comparire una giovane donna, ma non successe nulla. Non era un sogno controllato. Chiuse gli occhi, contò fino a tre, poi li riaprì. Ancora nulla. Stava per riprovare quando qualcosa attirò la sua attenzione. Non era un rumore né un movimento, semplicemente sentiva qualcosa che si avvicinava, nascosta nel bosco e invisibile ai suoi occhi. Per qualche ragione ebbe paura, un timore che non riusciva a tener sotto controllo e che, lo sapeva, poteva portarlo rapidamente alla destabilizzazione del sogno e al risveglio. Quasi desiderò che accadesse, perché senza volerlo si ritrovò a correre lontano da quello che percepiva come un pericolo incombente, e gli sembrò di non avere più controllo del suo corpo onirico. Semplicemente il suo corpo aveva deciso di scappare e a lui non restava che osservare il paesaggio scorrergli intorno come osservando al cinema la soggettiva di una telecamera. Si ritrovò di nuovo immerso nel mare di colore e non vide altro che uno schermo di punti colorati che vibravano impazziti davanti ai suoi occhi, poi all’improvviso un’altra radura. Aveva riacquistato il controllo del suo corpo e quindi decise di fermarsi. Si ripeté che non c’era nulla da temere, che era solo un sogno. Però si posizionò di nuovo al centro esatto dello spiazzo, quindi tanto tranquillo non doveva sentirsi. Concentrò lo sguardo nel folto del bosco, nel punto da cui era giunto ma non gli riuscì di scorgere nulla. Dopo qualche minuto iniziò a tranquillizzarsi e a ragionare. Perché aveva avuto paura? Soprattutto perché non aveva pensato alla cosa più ovvia, cioè scappare in volo, o magari trasformarsi in un supereroe dai superpoteri e fronteggiare qualunque cosa gli si accostasse. Quello che però lo lasciava interdetto era il modo in cui aveva perso il controllo del suo corpo onirico, che aveva deciso di fuggire per suo conto, aldilà della sua volontà. Era così assorto in quei pensieri che il tocco della mano sul braccio lo fece sobbalzare. Si girò e si trovò di fronte Elena, la sua compagna di classe preferita. Questo lo sollevò e gli fece piacere: dunque poteva materializzare personaggi onirici e, soprattutto, personaggi che desiderava incontrare in sogno. Non si nascondeva di avere una cotta per Elena, e numerose volte aveva indirizzato le suggestioni mentali con lo scopo di farla apparire in sogno, ma senza esito. Almeno, fino ad allora. La osservò in viso e gli parve turbata. A guardarla bene non era Elena, anche se i tratti gentili le ricordavano lei. Le sopracciglia erano sottili e leggermente incurvate verso l’alto, le labbra sensuali e piene, ma non come quelle artificiali, pompate di botulino, di alcune. Erano simili alle labbra che aveva tanto desiderato baciare, nelle ipnotiche mattinate dell’ultima ora, quando la voce monotona del professore sembrava un invito al sogno ad occhi aperti. C’era però nello stesso tempo qualcosa di diverso, anche se non riusciva a capire cosa fosse. Dopo un rapido esame concluse che le somigliava, ma non poteva dirsi lei. In quel momento la ragazza gli strinse il braccio con una presa sorprendentemente forte e disse: “Che ci fai tu qui?”
Non era esattamente quello che aveva immaginato da quell’incontro e non trovò nulla da rispondere, e comunque non ne ebbe il tempo perché lei gli prese la mano e lo trascinò letteralmente via. Mentre correvano nel solito tunnel di colori sentiva la freschezza della mano della ragazza nella sua e in qualche modo questo lo rassicurò. Dentro di sé ancora sperava in una prosecuzione del sogno più congeniale, magari appartarsi insieme in qualche angolo tranquillo e giocare ad Adamo ed Eva. La frenesia con cui lei lo trascinava però lo riportò alla realtà, anzi al sogno. Percepiva di nuovo il pericolo incombente che si avvicinava, sempre più vicino dietro di loro. La corsa si era trasformata di nuovo in fuga e questa volta temeva sarebbe stata l’ultima. Un terrore folle e irrazionale lo prese, di quelli che vivono solo nei sogni. Ormai pensava solo a correre, il contatto con la mano della ragazza era sempre più impercettibile, mentre la cosa che li seguiva incombeva sempre di più, stava per raggiungerli. Finalmente, quando ormai si sentiva quasi ghermito da quel mostro sconosciuto, si voltò, mentre veniva tirato in alto da una forza incontrastabile. Tutto divenne nero, e i colori che avevano brillato così prepotentemente fino ad allora, si spensero di colpo.
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PK2 il 29/12/2012, 0:03, modificato 1 volta in totale.
« Gli invisibili unicorni rosa sono esseri dotati di grande potere spirituale. Questo lo sappiamo perché sono capaci di essere invisibili e rosa allo stesso tempo. Come tutte le religioni, la fede negli invisibili unicorni rosa è basata sia sulla logica che sulla fede. Crediamo per fede che siano rosa; per logica sappiamo che sono invisibili, perché non possiamo vederli. »
Sogni lucidi lucidosi