Vorrei raccogliere qui (con molta timidezza, e per aiutarmi a superare quest'ultima) una serie di poesie, componimenti e sprazzi di racconti che talvolta mi passano per la mente e che poi scrivo di getto. Qualcosa è onirico, qualcosa no, niente segue regole o struttura alcuna, sono solo pensieri che imprimo nella carta per ricordare le sensazioni che mi trasmettono.
Il primo che scrivo mi è venuto in mente pensando al turbine delle sensazioni che si provano nei sogni più belli e segreti, quelli in cui si vive il fiabesco e il fantastico, per poi attendere di essere strappati e riportati al di là, impotenti.
Sul margine di un sogno alla fine dell'estate.
Tocco gentile
delle mani nebbiose
che ancora sopite
dell'abbraccio del sonno
sfiorano e destano
e i sospiri
e i turbamenti
placano.
Caduco incontro
delle fulgide labbra,
il tepore, fugace,
che canta la vita
e innalza melodie,
armonie liete
del Sogno che incalza.
Passi silenziosi tra le timide,
le campanelle tinte di rugiada,
e l'ombra delle fronde
delle alte e snelle
vanitose dall'abito argentato.
Sospiri,
risa,
sguardi leggiadri,
nell'attesa che il momento,
fugace,
separi la stretta
delle nebbiose mani
e del tocco gentile,
che come desta,
così assopisce.