Ciao a tutti oggi ho fatto un incubo angosciante ma non è la prima volta che mi capita di farne di questi, solo che stavolta ho scoperto questo sito e finalmente posso raccontare i miei sogni a qualcuno che non siano i miei genitori... Mi sento cupo e un po' depresso perché certi sogni m' instillano come l' idea che io non mi riesca a conoscere fino in fondo, non capisco qual è il mio ruolo nel mondo, le mie possibilità e cosa posso fare di buono e a volte credo che sia necessario arrivare fino al sacrificio di me pur di stimolare nella coscienza dell' uomo un senso di unità relazionale più forte.. Il modo in cui mi percepisco e percepisco la realtà è da sempre conflittuale, insomma, non riesco a togliermi dalla testa la necessità di dover essere un eroe che cambi tutto da solo... E non ho la forza di espandermi essendo introverso. In verità sono anche carino e ho delle persone che mi vogliono bene, però io tendo anche a percepire la "bellezza" come se fosse unita all' "afflizione", cose gotiche, da letteratura gotica. Comunque dopo questo breve riassunto sento come il bisogno di esprimermi su questo sogno... Ci sono degli elementi classicheggianti perché io studio filosofia da anni e il classicismo è presente in me, ma ci sono anche altri elementi che non individuo bene...
QUESTO è L' INCUBO:
Ero sul letto sdraiato e stavo leggendo un libro con le pagine completamente bianche e io con il mio pensiero scrivevo delle parole su questo libro, cioé pensando queste parole, poi le facevo comparire sulle pagine. Mi sono detto questa frase: "c' é una dimensione che é profonda vuotezza e c' é una dimensione che é profonda pienezza". Dopo ricordo che compariva un capoverso con un' ultima frase, ma la ricordo solo come "frase grammaticale", in senso sintattico, non in senso semantico, ricordo poi che apparivano due parole nuove alla fine, prima inesistenti e senza significato che però non "dipendevano da me del tutto": "tolique" e un' altra che non ricordo bene ma suonava come "xitricia", "atrixia". E dopo averle viste, mi sono chiesto: "le ho inventate o le ho scoperte? o nessuna delle due?"
Dopo aver letto quest' ultimo parola, DI BOTTO, l' inferno, un sentimento ANGOSCIANTE "di un istante in cui dall' avere tutto perdevo tutto", paralizzato, come un lampo caduto su di me, perdo il controllo del mio corpo pur sapendo di averlo perso e sento che é sotto il controllo di "qualcos' altro", mi sento posseduto, come se un' altra coscienza mi si fosse entrata dentro e mi avesse tolto tutto tranne la consapevolezza di essere stato preso e sento una sensazione di gelo, mi appaiono due figure ma non davanti, dentro, come in un canale: "statua di ghiaccio elegante di una donna con un velo sul volto" e dopo "bocca eternamente immobile" zoomata ma non c' entra con la statua, sono due scene diverse ma sentite come "contemporaneamente", nella statua non si vede il volto né la bocca, nella seconda invece una bocca impassibile che "non si può aprire mai". é la presenza che me le fa apparire, ma non la vedo perché è diventata me, una presenza zitta, gelida, allineata al freddo, al ghiaccio, al gelo, "vento grigio", "decadenza elegante". Ma soprattutto sento in lei che quella presenza mi sente come un pupazzo, come un giocattolo, una macchina. Solo un giocattolo di cui poteva disporre come voleva... Mi ha dato la sensazione della mentalità che "agisce muta", "agisce per agire". Una cosa terrificante! Poi sento che mi sente anche come "suo". Mi brama come "suo" ma il suo influsso è così prepotente e intenso che non ci si può resistere. Mi sentivo annichilito!
E io mi dico: "oh noooooooo" come cadendo in un tubo mi "so posseduto" ma ho solo questo sapere mentre "lui" continua ad avere tutto il resto di me ma non mi muove, mi lascia fermo pur sapendo io che potrebbe muovermi, mi fa sentire "sondato, analizzato, scandagliato" da lui, come se "mi avesse preso in prestito" per "verificare qualcosa" ma mi fa sentire anche come se pretendesse che io dovessi persino essergli grato per essere stato posseduto "ma senza essere mosso"! Una cosa che non accetta visceralmente di essere rifiutata e contraddetta: "è così e basta" sottilmente. Un odio sulla libertà: "è giusto così." mi s' inonda. "Solo macchina". Tutto questo senza mai dirmelo a voce, ma telepaticamente e io dico dentro me stesso: "Chi sei? Nemesi? Ti prego vattene via demone, vattene via, vattene via, vattene via" e dopo mi sveglio. Il sogno sarà durato qualcosa come 10 secondi!
Non ho capito perché l' ho chiamato così, potevo chiamarlo meglio Ade, Ares, Satana qualcosa di più oscuro e "immediato" e invece ho preso un concetto che ho trascurato tantissimo nei miei studi classici e che ho appena letto di sfuggita. In questo sogno invece è stato l' unico a emergere fra tutti gli altri..