La pericolosità penso risieda nella difficoltà di discernimento che nasce ogni qual volta ci si addentra nei meandri della nostra mente.
Ogni processo esperenziale di crescita ed evoluzione, dovrebbe sempre essere accompagnato da un equilibrio interiore. Equilibrio tra conscio e inconscio, tra sonno e veglia, tra immaginazione e realtà... e perché no, anche equilibrio fisico...
In questo senso, il rischio di cui parla Nebulawa, esiste eccome.
Al pari di un albero, la nostra coscienza ha le sue radici nell'inconscio e i rami, le foglie (e, quando ci sono, i frutti) nel mondo concreto. In qualche modo, i due aspetti polari sono opposti di grado, ma interdipendenti. Curarsi esclusivamente delle radici senza prendere in considerazione una saggia potatura (tanto per restare nella metafora), è dannoso quanto il suo esatto contrario.
Non ricordo se l'ho già menzionato, ma in ogni caso, credo che una rinfrescata di come funziona la cosa, non faccia mai male:
"I mezzi-saggi, riconoscendo la relativa irrealtà dell'Universo, credono di poter sfidare le sue leggi. Sono degli sciocchi vani e presuntuosi, che vanno a rompersi la testa contro le rocce e vengono disfatti dagli elementi a causa della loro follia. I veri saggi, conoscendo la natura dell'Universo, impiegano la Legge contro le leggi, ciò ch'è più alto contro ciò ch'è più basso, e con l'arte dell'alchimia trasmutano quel ch'è indegno in quel ch'è degno. Il magistero consiste non già in sogni anormali, in visioni e in immaginazioni fantastiche, bensì nell'uso delle energie più elevate contro quelle più basse; nel sottrarsi ai dolori nei piani più bassi mediante vibrazioni su quelli più alti. La trasmutazione, e non già la negazione presuntuosa, è l'arma del Maestro."
"I saggi servono sul piano più elevato, ma dominano su quello più basso. Essi obbediscono alle leggi dei piani superiori, ma su quelli inferiori dominano ed impartiscono ordini. Tuttavia, ciò facendo, formano parte del "principio", anziché opporsi ad esso. Il saggio aderisce alla legge, e, col comprenderne i suoi movimenti, la mette in funzione invece che esserne il suo cieco schiavo. Precisamente come l'abile nuotatore che si rigira nell'uno o nell'altro modo a sua volonta, anziché essere trasportato qua e là come un pezzo di legno, il saggio si comporta in uguale maniera rispetto all'uomo ordinario: ciò nondimeno, tanto il nuotatore che il pezzo di legno, e tanto il saggio che lo sciocco, sono soggetti alla legge. Chi comprende ciò è sulla strada del magistero."
Ermete Trismegisto "il Kybalion"