24 febbraio 2008
Nel sogno è notte fonda. Sto sospesa ad un paio di metri sopra il mare ed a circa una ventina di metri dalla costa, con un libro sotto ai miei piedi che fluttua. Ok, non è normale che un libro mi faccia volare e lo so, ma mi dico di non pensare al come sia possibile altrimenti c’è rischio che perda la sua capacità ed io finisca in mare quindi semplicemente accetto che può farlo e basta. Sono consapevole di poter sfruttare tutto a mio favore. Posso utilizzare queste ore: voglio andare a trovare un mio amico che è da tanto che non vedo. Convincendomi che il libro può volare ed io posso guidarlo con molta concentrazione, mi metto a fare surf in aria a tutta velocità.
In lontananza vedo una città e mi dirigo li. Sento i suoni delle onde, l’odore salmastro del mare. Più mi avvicino alle luci della città e più i riflessi nell’acqua la fanno sembrare che galleggi. Decido di prendere un po’ più di quota per poterla sorvolare. Un pensiero improvviso mi attraversa la mente e questo mi fa perdere il controllo del libro che smette quasi di avere la capacità di volare. Mi squilibrio ma contemporaneamente mi impongo che l’oggetto può e deve volare perché voglio raggiungere A. Riesco a prendere di nuovo il controllo prima di finire in acqua.
Attraverso tutta la città. Mi tengo a quota alta, poco più alta della fine dei palazzi, riesco a vedere le cose tutte più piccole sotto di me. E’ fantastico. Finita la città ritorna il mare aperto, scuro finchè in lontananza non vedo un’altra città più grande e più luminosa: è quella che cerco! Aumento la velocità del libro mentre mi abbasso di quota fino a ritornare ad un paio di metri. Arrivo nel suo pieno centro infilandomi fra i palazzi di quella città che chiamo Ancona ma che in realtà non le somiglia nonostante sia lungomare. Le strade sono affollate da macchine, i passanti vagano ancora placidamente anche se sono consapevole siano le 2-3 di notte e che non ci dovrebbe essere un'anima in giro. Chiedo ad uno di questi personaggi onirici un’informazione che possa permettermi di trovare il ragazzo che cerco. Scendo dal libro per non spaventare il vecchio a cui voglio rivolgermi. Mi indica un palazzo, io lo ringrazio e riprendo a volare con il libro. Mi alzo di quota fino a giungere all’edificio in questione. Una delle sue finestre a diversi piani di altezza è spalancata e con la luce accesa, so che è quella che cerco. Mi infilo lì dentro e trovo A. che sta seduto sul letto con in braccio una chitarra. Si volta verso di me e sorride. Ha la fisionomia reale, è lui nei minimi dettagli. C’è una breve conversazione fra noi ma qui tutto diviene più confuso tanto da non ricordarne l’argomento e a mano a mano il sogno finisce.